Sulla potenza di Google credo ci sia poco da aggiungere: tutti ne parlano e tutti ne condividono la portata rivoluzionaria delle strategie di business (io stesso in questo blog ho scritto più di un articolo al riguardo).
Tuttavia la storia ci insegna che quando una persona, un collettivo, una nazione e persino un’azienda, sono molto potenti, è inevitabile attirare l’antipatia degli “altri”.
Nel caso di Google, quest’ultimo periodo si sta trasformando in un vero e proprio slalom, per evitare di “inciampare” negli attacchi della concorrenza e dei governi ed autorità dei paesi in cui Google lavora.
Quella che io stesso ho definito Googlefobia tira in ballo proprio “i governi e le aziende concorrenti: i primi chiamati in causa per la paura del sempre maggiore potere politico-economico di Google; i secondi spaventati dal monopolio naturale, venutosi a creare come conseguenza delle competenze eccezionali che permettono al colosso, di sfornare applicazioni a getto continuo, nei campi più disparati della realtà”.
E proprio all’insegna della rivalità nei confronti di Big G sembra sorta una grande alleanza tra Murdoch , magnate dei media e Bing, l’innovativo motore di ricerca di casa Microsoft.
In breve, Murdoch si sarebbe stufato di “rimpinguare” le casse di Google attraverso l’advertising di Google News (aggregatore di notizie, che annovera tra i suoi contenuti anche quelli dei media di Murdoch…) e quindi sembrerebbe deciso ad eliminare i propri contenuti dal motore di ricerca googleiano per “venderli” a Bing, dispostissimo ad acquistarli.
Se fino ad ora Google, col coltello dalla parte del manico, forte della sua immensa supremazia nel mercato search (il 25 % delle visite alle news di Murdoch arrivano proprio da Google!) aveva invitato il magnate a “fare ciò che meglio crede“, quest’accordo Murdoch/Gates è destinato farlo vacillare poichè potrebbe portare (in un’ipotetica ma non improbabile “catena” di scelte editoriali analoghe a questa) alla migrazione massiccia dei contenuti editoriali da Google a Bing.
Non è poi da sottovalutare la quotidiana “guerra” a Google da parte dei governi e delle varie autorità, dei paesi in cui opera.
Solo per citare gli ultimi esempi:
– la Germania intenzionata a dichiarare fuori legge Google Analytics;
– il governo cinese contrariato dal fatto che “la libertà di Google” insidi le chiusure del regime di Pechino;
– la Svizzera contro Street View;
– il governo USA, supportato dagli editori contro Google Books.
Anche in Italia si sono visti ultimamente vari attacchi tra cui quello di Confalonieri a Youtube, quello dell’associazione degli editori contro Google News ed adirittura quello del fisco…
E se persino il pilota di Formula 1 Rubens Barrichello ha vinto una causa da 500.000 $ contro Google Orkut, per il colosso di Mountain View sembrano essere tempi difficili.
La missione: resistere all’assedio!