Il “paro” è la parola utilizzata nella lingua spagnola per indicare lo stato di disoccupazione di un lavoratore.
Attualmente la penisola iberica è una delle zone maggiormente colpite da questa annosa questione.
Forse per questo, quattro ragazzi di quelle parti, dotati di non poca creatività, hanno dato alla luce Parobook, il Facebook dei disoccupati.
L’idea è quella di offrire, alle persone in cerca di lavoro, uno spazio virtuale su cui discutere, dare e ricevere consigli e persino specificare le proprie competenze professionali, il tutto all’insegna della “network power” che contraddistingue l’attuale epoca internettiana.
Parobook che a livello grafico, risulta una copia di Facebook tinto di rosso, secondo El Pais, conta più di 100.000 visite al giorno, e di 7 registrazioni al minuto. Niente male per l’ennesimo progetto di un settore (Social Media) molto discusso e ormai piuttosto caotico.
Interessante, a mio parere, notare che in contrapposizione all’innegabile convergenza dei Social Network, che sta portando ad un’omologazione degli strumenti del Social Web (Facebook ne è il più grande esempio, evolvendosi, a poco a poco, “scopiazzando” i rivali dei diversi micro settori), si stia sviluppando un desiderio di difersificazione che trova il suo sbocco naturale nell’utilizzo di applicazioni destinate a nicchie predefinite di utenti.
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate di queste due correnti che spingono in direzione opposte. Finiremo tutti solo ed esclusivamente su un “super facebook” globale, oppure arriveremo a crearci network limitati a pochi elementi e magari contraddistinti da legami emotivi più forti?