Fabrizio Fontana 2.jpg  2496×1664Vi capita mai di leggere qualcosa che sposa in pieno il vostro punto di vista a tal punto da pensare questo avrei voluto scriverlo io e da spingervi a manifestare a tutti i costi il vostro grado di approvazione nei confronti dell’opinione dell’autore? Devo dire che ogni tanto mi capita (anche se sempre più di rado…). E quando succede mi fa piacere darne risalto (se non ci credete date un’occhiata qui o qui).

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un eccellente articolo di Juan Boronat, Social Media: ‘Entra sabiendo absolutamente todo. Sal sabiendo algo’  (se masticate un po’ di spagnolo vale la pena seguire Juan con attenzione perché i suoi articoli sono spesso delle vere perle!).


Ho deciso di tradurre liberamente il post in questione perché rispecchia al cento per cento (forse anche centodieci!) quello che penso rispetto alla pessima attitudine del tutti sanno sempre tutto rispetto a tutti gli argomenti e si sentono in dovere di esprimere la propria opinione, sempre e comunque, anche a costo di dire delle boiate pazzesche, tendenza in costante sviluppo nei meandri più oscuri del social web.

io-non-le-so-tutte

 

E’ evidente che il “sapere assoluto” non sia una entelechia.

Basta farsi un giro in Internet per scoprire che quasi tutti ormai sappiamo di tutto… e forse anche di più. Sono passati i tempi in cui sapevamo tutto di calcio, medicina, pubblicità e poco altro. Un’epoca che, grazie all’arrivo del Web, ha ceduto il passo ad un sapere molto più assoluto, globale, democratico (?), e condivisibile.

Perché oggi, tutti sappiamo di tutto… e, in caso di dubbio, abbiamo sempre a disposizione Google o Wikipedia per toglierci dall’imbarazzo dell’ignoranza. La rete vive in un permanente tsunami di opinioni contrastanti, di asserzioni che nascono, crescono e si sviluppano nel terreno fertile di una società inondata di informazione, cultura, conversazione e… ciarlataneria. A suo tempo, vi ho già parlato dei Tertulliani 2.0, una razza di opinionisti che emergono dalle profondità più remote della timeline per salire in cattedra e fornirci valutazioni e contributi (spesso non richiesti). Personaggi che (si) diffondono e soprattutto confondono, abilissimi nell’inquinare tutto l’ambiente con una densa cortina a base di fumo e rumore. Una cortina che disgraziatamente è di talmente facile consumo, che molto spesso finisce per essere considerata verità assoluta ed indiscutibile per un gran numero di persone.

E così, gli utenti che vogliono davvero imparare qualcosa, che vogliono davvero andare a dormire ogni notte sapendo qualche cosa in più della notte precedente, non hanno altra possibilità se non quella di “separare il fumo dall’arrosto” con l’obiettivo di dividere i “chiacchieroni” da quelli che apportano realmente valore aggiunto e conoscenze.

Per gli utenti si tratta di un’azione dispendiosa, volta ad alleviare il rumore assordante che li circonda e che consiste nel mettersi alla caccia di piccoli frammenti di verità provata e certificata. Uno sforzo che finisce per minarne il morale e la voglia di continuare a partecipare attivamente all’ecosistema. Perché c’è talmente tanto fumo, ed il rischio di intossicazione è talmente elevato, che sono già molti quelli che si sono portati la propria musica (quella buona) altrove, alla ricerca di uno spazio, dove poter veramente apprendere ed insegnare, che poi, in fin dei conti ,è di questo che stiamo parlando.

Visto ciò che sta accadendo, è più che prevedibile che il futuro ci porti ad una verticalizzazione dei vari “ambienti”. Una sorta di ordinamento naturale, per argomento, livello e profilo, che permetta la creazione di un ecosistema molto più efficiente ed affidabile, dove fumo e rumore non abbiano lo spazio di esistere o, per lo meno, non trovino la maniera di espandersi.

Però non cadiamo nell’errore di pensare che questo ambaradam quotidiano di disinformazione e opinionismo di bassa lega sia un male esclusivo della Rete. Perché non è così. Perché la sua forza è tale che le sue conseguenze superano le barriere digitali ed adottano varie forme di rappresentazione offline: improvvisati travestiti da professionisti, corsi scadenti travestiti da master, pseudo eventi travestiti da “incontro tra guru”, solo una piccola sintesi degli effetti collaterali provocati dalla tendenza al “vale tutto e tutti sanno“. Per questo motivo, il video di invito al TEDx di Rio de la Plata, nel bel mezzo di questo guazzabuglio, arriva come un soffio di aria fresca e di intelligenza. Un grido, colmo di senno, applicabile a tutto e a tutti.

 

 

Perché, in definitiva, il messaggio Entra sapendo tutto. Esci sapendo qualcosa” dovrebbe essere eletto a claim universale per tutti noi che utilizziamo i social media. Una frase che riassume chiaramente l’importanza di saper ascoltare (e quindi sforzarsi di riconoscere) le persone adeguate, come regola base dell’apprendimento. E che, ad ogni modo, parlare per il gusto di parlare… è immensamente stupido.

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