L’anno scorso, di questi tempi, anche su questo blog, si sviluppò un’interessante discussione sulla consegna del premio Nobel per la pace a Barak Obama. Ad un anno di distanza la consegna dell’ambito premio ci fornisce altri spunti di conversazione.
Il premio Nobel per la pace 2010 è andato a Liu Xiaobo, dissidente cinese, da diverso tempo in cella d’isolamento in qualche carcere militare di Pechino. Non ha vinto pertanto Internet, candidato mediaticamente da una grande campagna di Wired.
Sulla vicenda si è espresso con la solita arguzia Massimo Cavazzini che in un suo articolo ha criticato la campagnia di “Internet for Peace“, bollata (giustamente, a mio avviso) come una maxi-operazione di marketing e comunicazione. Ecco alcuni passi dell’imperdibile articolo:
(…)Internet è uno strumento, un medium, una rete che collega persone e come tale sono le persone stesse a poter usare bene o male il mezzo. Internet è usata dai terroristi così come dai pacifisti, il Nobel deve andare ad una persona e non ad uno strumento che, come tale, può essere utilizzato a fin di bene o meno.
Quindi Internet for Peace ha fallito? Sì. Se in Italia il coinvolgimento di influencers sembrava aver dato la spinta mediatica all’iniziativa, all’estero alcuni meccanismi italici non funzionano così bene per cui la logica (quella che vuole il premio alle persone) ha sconfitto il marketing (quello che ‘vende’ un’idea)…
Però Internet forse non ha completamente perso…
Fin dal momento della consegna del premio, il governo cinese si è attivato con una massiccia azione di censura per evitare che la notizia potesse diffondersi nel paese e fomentare le rappresaglie (stiamo parlando di un massimo riconoscimento assegnato ad un dissidente del governo). Televisioni, radio e siti internet hanno oscurato prontamente la notizia (pensate che al momento il diretto interessato, come già detto recluso, non ne è al corrente).
A Pechino non hanno però fatto i conti con Twitter, strumento dalle potenzialità virali e comunicative fuori dal comune. Attraverso il social network sono partiti una valanga di “cinguettii” (si parla di oltre 4000 tweets nella prima ora, ma tutt’ora il flusso è inarrestabile) che hanno permesso alla news di diffondersi per tutta la Rete e attraverso cui gli utenti cinesi sono venuti a conoscenza della vittoria del loro concittadino.
Il fenomeno, davvero interessante a livello mediatico, ha permesso ancora una volta di delineare quelli che sono i pregi nell’utilizzo informativo di un social network e, di conseguenza, di rivalutare anche Internet, in quanto strumento di libertà d’informazione e di superamento della censura.
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate.